giovedì 27 dicembre 2007

là voglio vagare solo...

un disegno di Goethe "Wartburg mit Mönch und Nonne" (14.12.1807)

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Il talento si forma nel silenzio,
il carattere nel vortice della vita.

Sono i versi più famosi del Torquato Tasso di Goethe, scritto tra il 1780 e il 1789, un dramma in 5 atti che mette in scena il contrasto arte/vita. Il Tasso di Goethe è un uomo fragile che vivendo in una dimensione utopica entra facilmente in crisi poiché è incapace di dominare la realtà.

Questo uomo meraviglioso si muove
in un cerchio magico e ci invita
a vagare con lui e vivere la stessa vita:
sembra avvicinarsi eppure resta lontano,
sembra guardarci, ma forse al nostro posto
gli appaiono strani spiriti.

Tasso è innamorato (crede d’esserlo) della Principessa Eleonora d’Este, sorella di Alfonso II duca di Ferrara, perché lei è irraggiungibile. Tasso è coperto di onori, venerato, riverito. Tutti aspettano con ansia la sua prossima opera ed egli percepisce questa pressione.

Partecipo così vivamente al suo lavoro
e in mille modi la sua grande opera
mi allieta e non può non farlo,
che infine cresce anche la mia impazienza.
Non sa finirla, modifica continuamente,
prosegue con lentezza, si ferma di nuovo
e ci toglie ogni speranza.

Tutti dicono di amarlo ma in realtà ciò che amano di lui è la sua arte e attraverso essa vogliono qualcosa: il duca Alfonso cerca la gloria; Eleonora Sanvitale, contessa di Scandiano, vorrebbe diventarne la musa per essere eternata dalla sua poesia; la Principessa Eleonora d’Este, minata dalla malattia, cerca nel suo canto la vita. L’unico che lo capisce e che lo sosterrà è proprio il suo nemico Antonio, segretario di stato: entrambi sono due facce della stessa medaglia. Goethe affronta il problema dell’artista moderno che divora se stesso e il mondo: fino a che punto l’immaginazione lo può portare alla distruzione?

Lo sento, lo sento, la grande arte
che nutre tutti e rafforza e rianima
gli spiriti sani, mi porterà alla rovina
e mi scaccerà.
Ma è proprio l’arte, che è causa della sua rovina, a essere anche l’unica àncora di salvezza: quando l’uomo ammutolisce per il dolore, lì dove l’uomo normale fallisce, inizia il lavoro del poeta lirico che tenta di superare i limiti umani del linguaggio per conoscere il mondo.

Tutto è svanito ma una cosa resta:
la natura ci ha donato le lacrime,
ci ha donato il grido, quando il dolore
diventa insopportabile - ma sopra ogni cosa
a me ha lasciato, nel tormento, parole melodiose
con cui lamentare il profondo gorgo dell’angoscia:
e se nel dolore l’uomo ammutolisce
a me un dio ha concesso di dire quanto soffro.

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Caspar David Friedrich, Monaco in riva al mare (1810)

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Sei lontano
sei solo?
Bianche nubi si addensano sulla tua testa
la pioggia ti scende giù per il collo
lungo la schiena

Sei chinato su un foglio d‘avorio
che non si lascia schizzare
Ti sdrai e poi ti rialzi
pensando che non può funzionare

Sei lontano ora
e corri lungo dune di sale
Vuoi rotolare in quel mare di sabbia
e lasciarti cullare
finché la matita
non avrà fatto il suo corso

(marta c. - 22.XII.2007)

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