venerdì 28 settembre 2007

straight photography

Imogen Cunningham, Margrethe Mather e Edward Weston (1922)

Per i fotografi appartenenti a questo movimento artistico photoshop sarebbe stato inconcepibile...

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istantanee #1
sabato mattina, in un bar del centro, 2 avventori separati da un tavolino.

lui: devo pensare a mia figlia...
lei: meglio prima la storia, deve imparare dalle basi e poi..
lui: ma che cazo me ne frega della storia! che cazo impari da roba di cinquant'anni fa?! bisogna andare avanti pensare al futuro...
lei: no, no, no! sbagli, se non gli insegni quello...

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secondo Roger W. Sperry i due emisferi del cervello hanno funzioni diverse: quello sinistro è sede della logica e del linguaggio, mentre il destro è sede della creatività e dell'intuizione. Betty Edwards ha spiegato la difficoltà di disegnare incontrata da molta gente affermando che la nostra formazione culturale tende a sviluppare di più le abilità dell'emisfero sinistro.
Ok, c'ho metà testa più sviluppata dell'altra! (o meglio, la destra è atrofizzata...)

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istantanee #2
domenica ore 10,32.
2 donne in mezzo alla strada
e un uomo poco distante, sul marciapiede.
umidità e pozzanghere.

donna1: non se ne può più!
donna2: sì! sotto agli occhi ti dico... cavolo hanno aperto il cancello e son venuti dentro come niente, c'era lì la Laura, oh, han portato via la moto e non si è accorta...
donna1: ohhh, ma nooo, sì sì ci credo...

giovedì 27 settembre 2007

Myanmar


“Caro comandante e cari amici, io non posso dirvi quanto senta la vostra mancanza, né posso dirvi quanto mi piacerebbe tornare insieme con voi, lavorare con voi, chiacchierare con voi e suonare e cantare di nuovo. Quanto mi piacerebbe tornare in Giappone, quanto vorrei ripercorrere il mio paese distrutto, rivedere i miei parenti, mi mancano le parole per dirvelo meglio tutto questo; ma non posso tornare a casa. Non tornerò a casa, finché in Birmania resteranno insepolti i corpi dei nostri soldati. Perciò rimango qui, per rifare la strada della guerra. Ricordate quando ci incontrammo sul ponte? Avrei voluto fermarmi e dirvi ciò che volevo fare, ma non potei nemmeno parlare, non ne ebbi la forza, volevo fare ciò che pensavo fino in fondo. Ho superato i monti, guadato i fiumi, come la guerra li aveva superati e guadati in un modo insano. Ho visto l’erba bruciata, i campi riarsi, perché tanta distruzione caduta sul mondo? E la luce m’illuminò i pensieri. Nessun pensiero umano può dare una risposta ad un interrogativo inumano. Io non potevo che portare un poco di pietà dove non era esistita che crudeltà. Quanti dovrebbero avere questa pietà? Allora non importerebbe la guerra, la sofferenza, la distruzione, la paura, se solo potessero da queste nascere alcune lacrime di carità umana. Vorrei continuare in questa mia missione, continuare nel tempo fino alla fine. Per questo, ho chiesto al bonzo che mi salvò dalla morte sul colle del triangolo di affidarmi la cura dei morti insepolti. Il capitano diceva di tornare in Giappone per collaborare alla ricostruzione del paese distrutto dalla guerra. Ricordo molto bene queste sue parole, ma quando vidi i morti giacere insepolti, preda degli avvoltoi, della dimenticanza e dell’indifferenza decisi di rimanere perché le migliaia e le migliaia di anime sapessero che una memoria d’amore le ricordava tutte ad una ad una. Passeranno gli anni, tanti anni prima che io finisca e, allora, se mi sarà concesso tornerò in patria, forse non tornerò più, la terra non basta a ricoprire i morti. Miei cari amici, io so che voi siete in grado di comprendermi e ve ne sono riconoscente. Vi scrivo dal monastero durante la notte e il pappagallo dice: Mizushima ritorna in giappone con noi. Io lo ascolto e vi giuro vorrei tanto tornare. Oggi il desiderio era forte e non resistendo suonai la mia arpa: la canzone dell’addio per voi. Addio amici che tornate in patria, vi confesso che non finirei mai di poter dire addio. Grazie per avermi tanto cercato, amici. Io vi ringrazio con tutto il mio cuore commosso. Io sarò qui in Birmania quando nevicherà e i monti nasconderanno la croce del sud e quando avrò sete di ricordi, quando avrò nostalgia di voi suonerò di nuovo la mia arpa. Per tanto tempo siete stati miei amici, vi ricorderò tutti, questo voglio dirvi”.

(lettera tratta da "L'arpa birmana", Giappone 1956, regia di Kon Ichikawa)

lunedì 24 settembre 2007

Sirene, ricci e cavalli

"Mermaid- La Sirena" (Russia, 1996) di Aleksander Petrov

Petrov, artista dalla poetica mistica, in questo film fa un uso fortemente naturalistico della pittura ad olio, creando un'atmosfera che ricorda molto "Il racconto dei racconti" di Yuri Norstein





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Anziché inserire il già citato "Il racconto dei racconti" (che è un pò lungo) preferisco postare un altro capolavoro di Norstein "Il riccio nella nebbia" (1975), film che affronta i rapporti tra sogno e realtà. Il piccolo riccio, abituato a parlare con se stesso, mentre sta andando a trovare l'amico orso per bere un tè e contare le stelle, viene sorpreso dalla nebbia. Bellissima l'apparizione del cavallo bianco...



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cavalli che appaiono nella nebbia anche in un racconto di Raymond Carver "Se hai bisogno, chiama"





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A proposito di sirene... che fine ha fatto Sade Adu?

domenica 23 settembre 2007

bruciare le tappe...




"Gagarin" di Alexei Kharitidi
Palma d'oro, Cannes 1995

dammi la pinna


Mi piace disegnare (bé, ci provo) lamantini, dugonghi e manati. Questi buffi mammiferi marini sono tra le creature più miti del pianeta.
"Ho visto tre sirene emergere dall'acqua. Ma non sono così belle come le dipingono, benché in un certo qual modo posso dirvi che hanno forma umana".
dal diario di Cristoforo Colombo (9 gennaio 1493)