"Distorsione n. 40, 1933" André Kertész © Ministère de la Culture – France
“La nudità emotiva deriva dalla rivelazione fatta a un altro essere umano della propria debolezza e inadeguatezza – una forma di dipendenza che ci toglie la possibilità di imporci se non attraverso il semplice dato della nostra esistenza. Non possiamo più mentire o millantare, vantarci o nasconderci dietro le belle parole, come diceva Montaigne riguardo al momento della morte, quando, emotivamente nudi, dobbiamo parlare un francese sincero (o qualunque altra sia la nostra lingua). Io mi spoglio emozionalmente quando confesso un bisogno – che sarei perso senza di te, che non sono esattamente la persona indipendente che ho tentato di apparire, ma sono un essere debole, molto meno ammirevole, che conosce poco il corso della vita o il suo significato. Quando piango e ti dico delle cose che confido terrai per te, mi sentirei distrutto se altri venissero a saperle; quando alle feste smetto il gioco degli sguardi e ammetto che sei tu quella che mi interessa, mi spoglio dell’illusione, così ben forgiata, dell’invulnerabiltà. Divento fiducioso e vulnerabile, come chi, in quel gioco da circo, si trova legato a una tavola contro la quale un altro sta lanciando dei coltelli che lui stesso ha fornito. Permetto che tu mi veda umiliato, insicuro, vacillante, privo di fiducia in me stesso, pieno di disprezzo per la mia persona e quindi incapace (nel caso ne avessi bisogno) di farti provare qualcosa di diverso. Se ti mostro la mia faccia spaventata alle tre del mattino, mi rivelo debole, pieno d’ansia verso l’esistenza, senza più quella filosofia ottimistica e arrogante che manifestavo a cena. Imparo così ad accettare l’enorme rischio che, anche se hai in mano un catalogo esaustivo delle mie paure e fobie, tu possa tuttavia amarmi lo stesso”.
(Alain De Botton,“Il piacere di soffrire” ed.Guanda)
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