La maggior parte degli adulti, nel mondo occidentale, non supera mai di molto il livello artistico raggiunto verso i nove o i dieci anni. Per lo più le attività mentali e fisiche dell’uomo subiscono un cambiamento e uno sviluppo notevole con l’avvicinarsi dell’età adulta: ad esempio, il linguaggio e la scrittura. Invece, nella maggioranza degli individui la capacità di disegnare subisce un inesplicabile arresto ancora in età infantile. Nella nostra società i bambini, com’è ovvio, disegnano da bambini, ma il fatto è che anche molti adulti disegnano come bambini, indipendentemente dal livello raggiunto in altri campi. […]
Se dovessimo etichettare questa incapacità e attribuirle un nome, come gli esperti hanno chiamato dislessia l’incapacità di leggere, dovremo escogitare un termine come dispittoricità o disartisticità; ma nessuno lo ha mai fatto, perché la capacità di disegnare non è indispensabile nella nostra cultura, come lo è invece la capacità di parlare e di leggere. Così, quasi nessuno sembra accorgersi del fatto che molti adulti disegnano come i bambini, e che molti bambini smettono di disegnare all’età di nove o dieci anni. Questi bambini, crescendo, saranno poi gli adulti che dicono di non essere mai stati capaci di disegnare e di non saper neppure tracciare una linea dritta. Eppure questi stessi adulti, se andiamo a vedere, avrebbero desiderato imparare a disegnare bene […]
Per la maggioranza degli adulti la prima adolescenza sembra coincidere con un brusco arresto dello sviluppo artistico, inteso come capacità di disegnare. Già nell’infanzia queste persone avevano dovuto affrontare una crisi, un conflitto tra una sempre più complessa percezione del mondo che li circondava e il livello delle proprie capacità artistiche […]
Purtroppo vi è un altro motivo, altrettanto frequente, per cui i ragazzi rinunciano a disegnare. A volte, con molta superficialità, gli adulti fanno dell’ironia o dei commenti negativi sui disegni dei bambini. A compiere questo atto di leggerezza può essere un insegnante, la madre o il padre, un altro bambino, oppure il fratello o la sorella maggiore tanto ammirati. Molti adulti mi hanno detto di ricordare in modo preciso e penoso come i loro tentativi fossero stati messi in ridicolo. E’ triste, ma quasi sempre il bambino ferito dà la colpa al proprio disegno anziché al critico superficiale. Per proteggersi da altre esperienze dolorose egli reagisce in maniera difensiva, come è comprensibile, e nella maggior parte dei casi non tenta mai più.
Se dovessimo etichettare questa incapacità e attribuirle un nome, come gli esperti hanno chiamato dislessia l’incapacità di leggere, dovremo escogitare un termine come dispittoricità o disartisticità; ma nessuno lo ha mai fatto, perché la capacità di disegnare non è indispensabile nella nostra cultura, come lo è invece la capacità di parlare e di leggere. Così, quasi nessuno sembra accorgersi del fatto che molti adulti disegnano come i bambini, e che molti bambini smettono di disegnare all’età di nove o dieci anni. Questi bambini, crescendo, saranno poi gli adulti che dicono di non essere mai stati capaci di disegnare e di non saper neppure tracciare una linea dritta. Eppure questi stessi adulti, se andiamo a vedere, avrebbero desiderato imparare a disegnare bene […]
Per la maggioranza degli adulti la prima adolescenza sembra coincidere con un brusco arresto dello sviluppo artistico, inteso come capacità di disegnare. Già nell’infanzia queste persone avevano dovuto affrontare una crisi, un conflitto tra una sempre più complessa percezione del mondo che li circondava e il livello delle proprie capacità artistiche […]
Purtroppo vi è un altro motivo, altrettanto frequente, per cui i ragazzi rinunciano a disegnare. A volte, con molta superficialità, gli adulti fanno dell’ironia o dei commenti negativi sui disegni dei bambini. A compiere questo atto di leggerezza può essere un insegnante, la madre o il padre, un altro bambino, oppure il fratello o la sorella maggiore tanto ammirati. Molti adulti mi hanno detto di ricordare in modo preciso e penoso come i loro tentativi fossero stati messi in ridicolo. E’ triste, ma quasi sempre il bambino ferito dà la colpa al proprio disegno anziché al critico superficiale. Per proteggersi da altre esperienze dolorose egli reagisce in maniera difensiva, come è comprensibile, e nella maggior parte dei casi non tenta mai più.
(Betty Edwards, Disegnare con la parte destra del cervello, Longanesi)
“Quando il bambino comincia a disegnare qualcosa di più che semplici scarabocchi, cioè all’età di tre o quattro anni, la sua memoria e il suo procedimento grafico sono già dominati da un insieme consolidato di conoscenze concettuali formulate in termini linguistici… un disegno è così un resoconto grafico di un processo essenzialmente verbale. Man mano che la sua formulazione verbale diventa dominante, il bambino abbandona i suoi tentativi grafici per affidarsi quasi totalmente alle parole. Il linguaggio dopo aver contaminato il disegno, finisce per sopraffarlo completamente”
scritto nel 1930 dallo psicologo Karl Buhler
6 commenti:
Illuminante!
Parlavo proprio di questo con Toppi qualche settimana fa. Lui notava lo stesso processo sui nipoti e rifletteva anche su come lui da un certo momento della sua infanzia in poi avesse cominciato a disegnare soggetti "codificati" (più o meno a partire dalle elementari, quando cominciò a disegnare sui quaderni Biancaneve, Topolino, Paperino, ecc.).
Però, proprio Toppi, è la dimostrazione di come si possa recuperare quella libertà creativa pre-scolastica facendo delle sovrastrutture un arricchimento.
Bel post. E due nuovi libri da cercare!
Fabrizio!!!
sempre ottimi i tuoi commenti (e incoraggianti)
un bacioneee :)
uè, però, aspetta... il libro è solo uno: la seconda citazione è contenuta nel libro della Edwards
Ah, ecco, mi pareva che oggi non avessi ancora fatto la mia consueta fdc... (che non sta per "Fumo di China").
Bon, meglio così. Per il portafoglio.
uahauahuah
ma no, non sono stata chiara io! va mettiamola così...
;-)
I libri della edwards parlano solo di copiare. Disegnare è tutta un'altra questione.
dubito che uno che ha usato il metodo edwards per copiare poi sappia disegnare.
Al massima diventa una persona che copia perfettamente ma che disegna ancora come un bambino.
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